Orario di lavoro come in Finlandia?
Riduzione dell’orario di lavoro e Lavoro agile due facce della stessa medaglia.
Si torna a parlare di riduzione dell’orario di lavoro quale antidoto alla disoccupazione spesso indotta anche dall’utilizzo di strumenti tecnologici in grado di rendere superfluo l’intervento umano.
La questione già da qualche anno era affiorata nel panorama politico nazionale.
Sul punto è intervenuto l’approfondimento ed il parere favorevole del giuslavorista professor Piergiovanni Alleva, nonché del neo presidente dell’INPS Pasquale Tridico. E’ stato inoltre presentato un progetto di legge in parlamento nel 2017.
Si ipotizza in proposito una riduzione di orario a parità di retribuzione compensata da uno sgravio IRPEF per i lavoratori che l’accettano.
In questo modo, si renderebbero possibili della nuove assunzioni.
Non va dimenticato che in Italia, nonostante l’alto numero di ore lavorate, non si registra un aumento del PIL o della produttività.
La proposta è tornata attuale in questi ultimi giorni, in quanto il premier finlandese Sanna Marin ha proposto nel proprio paese la riduzione dell’orario di lavoro da 6 a 4 ore quotidiane.
La Finlandia non è nuova ad iniziative che hanno ad oggetto l’orario di lavoro, in quanto già vige il Working Hours Pact che prevede una flessibilità di tre ore in entrata ed in uscita.
In Svezia, una notevole riduzione dell’orario di lavoro è attuata presso la Toyota di Goteborg.
Di fronte ad un ipotesi da tenere in sicura considerazione, non va sottovalutato come il lavoro umano non presenti sempre le stesse caratteristiche.
Di fronte a professioni e prestazioni che ben possono concentrarsi in un minor impegno orario, ve ne sono altre che involgono attività di studio, di relazioni umane, di ricerca, la cui durata è difficilmente programmabile e contenibile in limiti rigidi.
In questo caso, non tanto una rigida riduzione dell’orario, quanto piuttosto la liberazione del lavoratore dal vincolo di orario nel rispetto di obiettivi potrebbe rappresentare la giusta soluzione.
La questione così posta trovava già eco nelle dichiarazioni rese dall’allora Ministro del Lavoro Poletti il 27 novembre 2015 presso l’Università LUISS dove il ministro dichiarava la misurazione ora – lavoro come un attrezzo vecchio e frenante rispetto ad aspetti di innovazione. Negava il ministro di fronte alle reazioni non favorevoli del sindacato e, in data 2 dicembre 2015, tornava sull’argomento, negando di aver fatto riferimento al cottimo ed evidenziando come il tema necessitava di essere affrontato a livello europeo.
In effetti poco dopo, la legge 81 del 22 maggio 2017 introduceva il cosiddetto Lavoro Agile o Smart Working che comporta la possibilità del lavoratore di collocare almeno parte della propria prestazione da remoto ed in tempi da lui ritenuti e comunque utili agli obiettivi prefissati.
Per questo motivo, una riduzione dell’orario di lavoro per molte professionalità ben può accompagnarsi ad una liberalizzazione dell’orario per altre.
Fabio Petracci.